Amori by Léonor De Récondo

Amori by Léonor De Récondo

autore:Léonor De Récondo [De Récondo, Léonor]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, General
ISBN: 9788858685549
Google: X-TlDAAAQBAJ
editore: Rizzoli
pubblicato: 2016-09-01T00:00:00+00:00


La notte seguente, Céleste è salita in camera il più tardi possibile. È rimasta a lungo in cucina, a strofinare tutto ciò che le passava per le mani. Quando, verso le dieci di sera, ha cominciato a lucidare i fornelli, Huguette, sbalordita, le ha chiesto cosa diavolo le stesse succedendo. «Mi fa bene» le ha risposto Céleste senza nemmeno guardarla. Allora Huguette se ne è andata, a lei le giornate sembravano già abbastanza lunghe così.

Due ore dopo, la cucina è più che pulita e Céleste imbocca la scala. Non ha più molto da aspettare. Si spoglia, piega con cura il grembiule e il vestito che ripone sullo schienale della sedia. In piedi, in mezzo alla stanza, si accarezza il corpo. La sua mano, che alcuni istanti prima raschiava la ghisa dei fornelli, ora vaga lentamente sulla pelle. Non si è mai concessa il tempo di toccarsi o, se l’ha fatto, è stato un gesto casuale, lavandosi, senza volerlo davvero.

Dell’amore conosce solo gli assalti brevi e violenti di Anselme. Ogni volta che lui la possedeva, la sua mente, con una prodezza vertiginosa, la conduceva lontano dalla paura e dai loro corpi che si dibattevano in quell’assurdo desiderio. La prima volta, Céleste ha provato così tanto dolore che la sua consapevolezza si è interrotta. Non ha capito cosa stesse accadendo. Le tornavano alla mente immagini sfocate di cavalli in erezione. E l’estremità rosa e drizzata del sesso dei cani alla fattoria. I suoi fratelli e sorelle ridevano, nel vedere l’eccitazione degli animali, ma nelle loro risate c’era un nervosismo, una crepa discreta che li agitava.

Céleste ne ha visti, di accoppiamenti, ma le visite di Anselme erano altro. La mancanza di amore, la tenerezza inesistente, due corpi che si penetravano senza l’unione dello spirito: per tutte queste ragioni, Céleste non si è data pena per la gravidanza, che è diventata reale soltanto quando altri si sono impegnati ad allevare il suo bambino. Insiste su quel «suo». Perché l’ha portato in grembo lei e la sua carne lo ama in un modo speciale, e tuttavia sente che lui sarà legato per sempre a quelle immagini passate, le immagini tristi dei cani, dei cavalli, del letto di ferro, dell’angoscia che le attanagliava lo stomaco quando udiva avvicinarsi i passi pesanti di Anselme.

Victoire, ieri, non ha fatto rumore. Ha aperto delicatamente la porta e si è spogliata in fretta. Per la prima volta nella vita, Céleste ha visto un essere umano mettersi alla sua altezza, per quanto minuscola sia. Non si è mai sentita più alta di una felce: potrebbe nascondersi dietro un ceppo della sua radura e nessuno noterebbe la sua assenza, potrebbe morire lì, sarebbe lo stesso. Ieri, con quel semplice gesto della mano posata sulla spalla, il suo corpo è finalmente sbocciato, e ora esiste, legato a un altro. E il mondo nel quale lei è avanzata ciecamente, rassegnata, acconsentendo a tutto senza opporre resistenza, si tinge ora di un colore nuovo, ardente. Quel semplice gesto l’ha resa viva.

Céleste si accarezza il ventre. È di una dolcezza inaspettata.



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